I soldati di Alessandro marciano sotto una tempesta gelida

Disposte queste cose, Alessandro nel terzo mese mosse l'esercito dagli accampamenti invernali per andare verso i quartieri invernali.

Il primo giorno offrì un viaggio quieto: il seguente a quello non fu ancora tempestoso e sgradevole tuttavia fu più scuro del precedente ma non trascorse senza le avvisaglie della minaccia. Nel terzo (giorno) scaturirono lampi da ogni parte del cielo e ora con luce intermittente ora nascosta [i lampi] iniziarono a impaurire non solo gli occhi dei soldati ma anche gli animi. Era quasi continuo il fragore del cielo e la colonna intontita dalle le orecchie piene di boati non voleva né andare avanti né fermarsi.

Allora all'improvviso si rovescia una pioggia torrenziale che si trasforma in grandine. In un primo momento i soldati l'avevano subita ricoperti con le loro armi, ma già le mani irrigidite non potevano tenere le armi scivolose né loro stessi potevano stabilire in quale parte girare i corpi, poiché da ogni parte la violenza della tempesta era fortissima. Quindi la schiera di soldati procedeva errabonda con disposizioni disordinate per tutto il mare (d'acqua) sfiniti più dal timore che dalla fatica gettarono a terra i corpi, sebbene la forza del freddo avesse (lett. aveva) reso la pioggia ghiaccio spesso.

Altri si erano avvicinati ai tronchi degli alberi; ciò per molti era un sostegno e un riparo. (Versione da Curzio Rufo)
(By Vogue)

TESTO LATINO COMPLETO

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