Il sapiente è pronto in ogni momento ad affrontare la morte, tuttavia non deve affrettarla
Non vivere bonum est, sed bene vivere. Itaque sapiens vivet quantum debet, non quantum potest. Videbit ubi victurus sit, cum quibus, quomodo, quid acturus sit....
Non è un bene vivere, ma vivere bene. Pertanto il sapiente vive quanto deve, non quanto può. Vedrà dove sia stato destinato a vivere, con chi, in che modo, cosa sia stato destinato a fare. Pensa sempre quale vita, non quanta vita ci sia. Se molte cose moleste gli vanno incontro, si toglie la vita;
non fa soltanto ciò nell'ultima necessità, ma non appena la sorte comincia ad essere sospetta per lui. Pensa che niente possa riportare indietro le proprie cose, se abbia posto la fine o l'abbia ricevuta, se avvenga più tardi o più presto: non deve aver paura così come per una grande perdita.
Non appartiene alla questione se morire più presto o più tardi, appartiene alla questione il morire bene o male. Talvolta tuttavia, anche se incomberà una morte certa e il sapiente saprà che è destinato a lui il supplizio, non adatterà la mano alla propria pena. La stoltezza è morire con il timore della morte: aspetta giunge colui che potrebbe uccidere.
Cosa occupi? Per quale ragione sostieni l'amministrazione della crudeltà altrui? Forse invidierai o risparmierai il tuo carnefice? Dobbiamo in nessuna cosa più che nella morte esercitare con animo il modo di essere.
(By Maria D. )
Versione tratta da Seneca