L'esilio di Dionisio a Corinto
Interea Dionysius Syracusis receptus...
Frattanto Dionisio ammesso a Siracusa, essendo di giorno in giorno più severo e più crudele verso la cittadinanza, rinnovata la cospirazione si trattenne.
Allora deposto il potere consegnò ai Siracusani la rocca con l'esercito e ricevuto l'equipaggiamento privato partì in esilio a corinto. Lì ritenendo alcune cose molto umili e molto sicure si abbassò ad un tenore di vita molto sordido: non era contento di vagare in pubblico, ma di bere; non era contento di essere osservato nelle bettole e nei postriboli, ma di rimanere inoperoso tutti i giorni; dissertava con qualcuno di bassissimo livello in merito a questioni di pochissimo valore;
avanzava cencioso e squallido; rimaneva fermo nel mercato di carni; visto che non poteva comprare, divorava con gli occhi; litigava presso gli edili contro i mercanti di schiave; e faceva tutte queste cose, per sembrare più da disprezzare che da temere. Molto recentemente impegnandosi come maestro di scuola insegnava ai fanciulli nel trivio, o per essere visto in pubblico da quelli che lo temevano o per essere disprezzato più facilmente da coloro che non lo temevano.
Infatti anche se i tiranni abbondano sempre di questi vizi, tuttavia tale simulazione dei vizi, non era propria dell'indole (non apparteneva all'indole), e praticava queste cose con arte più che con il pudore regale perduto, si mise alla prova, per quanto i nomi dei tiranni fossero invisi anche senza risorse.
(By Maria D. )
Versione tratta da Giustino, Historiae Philippicae