Un parere sullo stile dei discorsi di Bruto

Cicero Attico sal, Heri dederam ad te litteras exiens e Puteolano deverteramque in Cumanum. Ibi bene valentem videram Piliam; quin etiam paulo post Cumis eam vidi...

Cicerone saluta Attico. Ieri avevo consegnato a te una lettera mentre uscivo dal Puteolano ed avevo deviato verso il Cumano.

Lì avevo visto Pilia bene in salute; anzi anche poco dopo l'avevo vista a Cuma. Era giunta infatti al funerale; a questo funerale ho partecipato anch'io. Cn Lucullo nostro familiare seppelliva la madre. Sono dunque rimasto quel giorno nel territorio di Sinuessa e da lì al mattino l'indomani partendo per Arpino ho scritto questa lettera. Non c'era in verità nulla di nuovo o da scrivere o da chiederti, se forse tu non ritieni che ciò appartenga alla cosa (al fatto, allo scopo).

Il nostro Bruto ha inviato a me (mi ha inviato) la sua orazione tenuta nell'adunanza del Campidoglio e mi ha chiesto di non correggerla con compiacenza prima di pubblicarla. In verità l'orazione è scritta molto elegantemente nei giudizi, nelle parole, tanto che non è possibile nulla di più; il nostro Bruto ha tal giudizio in merito all'ottimo genere dell'arte del dire, consegue ciò in tale orazione così che non ci possa essere nulla di più elegante; ma io seguo altro sia se ciò sia corretto sia se non lo sia. Tuttavia vorrei che tu leggessi tale orazione, se per caso tu non l'hai già letta, e che mi informassi su cosa tu stesso pensi.

Scritta nel territorio di Sinuessa 15 giorni prima delle calende di giugno nel 710.
(By Maria D. )

Versione dalle lettere di Cicerone ad Attico

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