Olim rusticus mus urbanum murem veterem hospitem suum ad caenam in pauper ...
Un giorno il topo di campagna invitò a cena, nella sua povera tana, il topo di città, suo vecchio ospite e, mise per lui, sull'umile tavola, con grande generosità ceci e uve secche e dure ghiande del vicino bosco.
Il topo di città assaggiava a malapena, con dente superbo, l'umile cibo e disprezzava i rozzi alimenti. Infine esclamò in questo modo: "Oh amico, perché conduci un'esistenza così triste in campagna? Mettiti in viaggio e vieni con me in città, dove troverai una gran quantità di cibo delizioso e vivrai felice, senza preoccupazioni.
Memori della brevità della vita, non disprezziamo i piaceri del corpo e dell'animo". Al topo di campagna piacque la decisione e si trasferì nelle sontuose abitazioni urbane con il compagno. Lì, mentre mangiano tranquilli e sprovveduti, mentre assaporano raffinate vivande, all'improvviso risuonano gli schiamazzi dei cani e fanno irruzione i sevi. I topi, pieni di terrore, corrono per tutta la stanza e trepidano atterriti.
Allora il topo di campagna esclama: "Addio, oh amico mio; tu resta in città con i tuoi squisiti cibi, io ritornerò in campagna alla mia vita, povera ma sicura".