L'amicizia in edizione critica
Est enim amicitia nihil aliud nisi omnium divinarum humanarumque rerum...his communis vita contenta est; eos autem omittamus, qui omnino nusquam reperiuntur.
Infatti l'amicizia è nulla altro se non un accordo in tutte le cose divine e umane (unito) con la benevolenza e l'affetto; di essa certamente non so se, eccetto la saggezza, qualcosa di più grande sia stato dato dagli dei immortali agli uomini.
Alcuni antepongono la ricchezza, altri la salute, altri il potere, altri le cariche pubbliche, molti anche il piacere. Quest'ultimo certamente è proprio delle bestie; quelle precedenti invece sono caduche e incerte, poste non tanto nelle nostre decisioni, quanto nel capriccio della sorte.
Quelli poi chi ripongono nella virtù il sommo bene, ottimamente giudicano certamente; ma questa stessa virtù sia genera sia preserva l'amicizia; nè, senza virtù, l'amicizia può esservi in alcun modo. E la virtù intendiamola secondo la consuetudine della vita e del nostro linguaggio corrente, e non definiamola con la magnificenza delle parole, come fanno alcuni eruditi, e mettiamo nel numero degli uomini buoni quelli che son ritenuti tali, cioè, Paolo, Catone, Galo, Scipione, Filo;
di questi si soddisfa la comune vita; e tralasciamo quelli che non si trovano da nessuna parte. (da Cicerone)