Cicerone piange Q. Ortensio Ortalo
Cum e Cilicia decedens Rhodum venissem...laboris amiseram.
Allontanandosi dalla Cilicia essendo giunto a Rodi e lì essendomi stata riferita la notizia della morte di Q Ortensio, ricevetti il massimo dolore nell'animo.
Infatti, perduto l'amico, vedevo che ero stato privato sia della piacevole consuetudine sia della condivisione di molti doveri e mi dolevo per il fatto che la morte di tale augure aveva diminuito la dignità del nostro collegio; sulla base di tale meditazione ricordavo di essere stato da lui ammesso nel collegio:
per tale motivazione non bisogna meravigliarsi del fatto che, secondo il costume degli auguri, dovevo venerarlo come un genitore (al posto di un padre) . Aumentava anche la molestia, perché c'era grande penuria degli onesti e sapienti cittadini e quell'uomo egregio, unitissimo con me in accordo di tutti i consigli, era venuto a mancare in un periodo difficilissimo dello stato e ci aveva lasciato il triste rimpianto della sua prudenza e autorità;
e mi dolevo perché, come la maggior parte pensavano, avevo perso non un avversario o un maldicente delle mie lodi ma un compagno e piuttosto un consorte del glorioso lavoro.
(By Maria D.)
Versione tratta da Cicerone