Scipione esorta i soldati a combattere per l'Italia

Non vereor ne quis me haec vestri adhortandi causa magnifice...

Non temo che qualcuno penserà che io dica magnificamente tali parole per esortarvi, che io stesso sia predisposto con animo differente.

È permesso andare con il mio esercito in Spagna, la mia provincia, dove ormai sono partito, dove ho avuto sia il fratello partecipe della decisione che alleato del pericolo e Asdrubale più preferibilmente di Annibale come nemico e ed indubbiamente una minore mole della guerra; io mentre temevo inoltre la costa con le navi della Gallia, per la fama di un tale nemico uscendo sulla terra, mandata avanti la cavalleria mossi l'accampamento verso il Rodano. Durante la battaglia equestre, nella parte in cui fu concessa la fortuna di combattere tra le milizie il nemico fu sbaragliato; dato che non avevo potuto seguire per terra la schiera dei fanti, che avanzava alla maniera di coloro che fuggono, retrocedendo verso le navi, mi trovai quasi ai piedi delle alpi contro questo nemico da temere. Forse, declinando lo scontro, vi potrei sembrare di essere caduto alla sprovvista o di andare incontro alle orme di costui o di trascinare a combattere?

Giova sperimentare se farà uscire improvvisamente altri cartaginesi per vent'anni sulla terra o se questi stessi siano come coloro che combatterono sulle isole Egadi e se proprio Annibale sia imitatore dei trascorsi di Ercole, come egli stesso racconta, o se sia stato lasciato in eredità dal padre come servo stipendiario e tributario del popolo Romano Pertanto io, soldati, vorrei che voi, combatteste non solo con quell'animo con cui siete abituati contro gli altri nemici, ma con una certa indignazione ed ira. È concesso che i Cartaginesi siano chiusi ad Erice con l'ultimo supplizio degli uomini, muoiano di fame; è lecito lanciare la flotta vincitrice in Africa ed entro pochi giorni senza alcuno scontro distruggere Cartagine; abbiamo concesso il perdono a coloro che imploravano, li abbiamo fatti uscire dall'assedio, abbiamo stipulato la pace con gli sconfitti, poi li abbiamo condotti alla nostra tutela, essendo incalzati dalla guerra africana.

In risposta (in cambio in ricompensa) di tali cose impartite quelli che seguono il giovane furioso giungono ad attaccare la nostra patria. E volesse il cielo che questa contesa sarebbe soltanto di decoro per voi e non per la salvezza. Non dovete combattere per il possedimento della Sicilia e della Sardegna, su cui un tempo si era agito, ma per l'Italia non c'è un altro esercito dietro che, a meno che noi non vinciamo, si opporrebbe al nemico, né vi sono altre alpi, che mentre le superano, possano essere preparati nuovi presidi; bisogna opporsi qui, soldati, come se stessimo combattendo dinanzi alle mura romane.
(By Maria D. )

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