Tragica fine di Palinuro - Versione Virgilio LATINA LECTIO
Versione da LATINA LECTIO N. 59 pagina 284
Iam metam caeli nox umida contigerat et nautaelaxaxabant membra placida quiete, fusi per dura sedilia, cum Somnus, delapsus levis ab aetheriis astris, aera dimovit, Palinurum petens et tristia somnia portans....
Ormai la notte umida e quieta era giunta a mezzo del cielo e i naviganti riposavano le membra nella placida quiete, coricati sui sedili duri, quando il dio (del)Sonno, disceso leggero dagli astri celesti, attraversò l'aria andando verso Palinuro e portandogli sogni funesti.
Il dio sedette sull’alta poppa e pronunciò con la sua bocca siffatte parole: "o Palinuro, queste onde portano loro stesse la flotta, i venti soffiano calmi, ti è data un'ora di riposo.
Stendi la testa e chiudi gli occhi stanchi dalla fatica. Io stesso mi occuperò delle tue mansioni al posto tuo per un poco. " Palinuro non obbedì alle sue parole fuorvianti e, stretto al timone e a lui (al timone) attaccato, non lo lasciava mai e teneva gli occhi fissi verso le stelle. Ecco che il dio porta su entrambe le tempie un ramo bagnato di rugiada soporifera e chiude gli occhi affaticati dal sonno.
Il riposo aveva appena incominciato a rilassare le sue membra, quando il dio, andandogli sopra, lo gettò a precipizio con il timone nelle onde del mare e mentre chiamava invano i compagni. Egli stesso ) volando si sostenne sull'aria tenue.