Orientalibus rebus ordinatis Athenis fuit - pagina 362
Regolate le faccende orientali visse ad Atene e andò nell'Italia di Cerere, per comprovare che era innocente, ed entrò da solo nel santuario.
Ritornando in Italia con un naviglio sopportò una violentissima tempesta. Giungendo a Brindisi in Italia egli stesso assunse la toga e ordinò che i soldati fossero togati, i soldati sotto di lui non furono mai vestiti di saio. Appena che giunse a Roma, trionfò e da lì si recò a Lavinio. Poi unì a sé il collega Commodo nel potere tribunizio, offrì un donativo al popolo e spettacoli magnifici; poi corresse molte cose civili.
Impiegò del denaro soltanto per la funzione gladiatoria. Il giudizio di Platone sul fiorire delle città, se o i filosofi avessero comandato o coloro che comandavano avessero filosofato, fu sempre sulla bocca di costui. Unì a suo figlio la figlia del Bruzio presente con nozze celebrate secondo il modello (la consuetudine) dei privati, per tale ragione diede il donativo al popolo. Poi per realizzare la guerra rivolta l'attenzione all'organizzazione di tale guerra si allontanò dai costumi del figlio che ormai vacillavano dalla sua istituzione.
Nello spazio di tre anni fece guerra poi con i Marcomanni, con gli Ermunduri, i Sarmati, anche con i Quadi e, se fosse avanzato un anno ne avrebbe fatto delle province.
(By Maria D. )
Versione tratta da Historia Augusta