Annibale cerca di eludere la pressione dei Romani (III)
Postero die Poeni quieverunt: Romani, in aciem copiis eductis, postquam neminem signa...
L'indomani i Cartaginesi stettero tranquilli: i Romani, fatte uscire fuori le truppe in campo aperto, dopo che videro invece che nessuno portava fuori le insegne, ordinarono di raccogliere le spoglie dei nemici caduti e di seppellire i corpi dei loro ammucchiati in un unico luogo.
Dopo alquanti giorni Annibale alla terza veglia, lasciati i frequenti incendi e le tende e i pochi numidi, che si mostravano nella trincea e nelle porte, procedendo fu determinato a dirigersi verso la Puglia. Non appena fece giorno, l'esercito romano schierato a battaglia subentrò nella trincea, e i Numidi si fecero vedere in ben composta schiera un poco sulle porte e nella trincea, e eludendo i nemici per qualche tempo, spronati i cavalli seguirono l'esercito in marcia dei loro.
Il console, non appena scrutò il silenzio nell'accampamento e neppure i pochi che all'alba camminavano in alcuna direzione, mandati avanti due cavalieri per osservare bene Nell'accampamento, dopo che fu accertato che ogni cosa era abbastanza sicura, ordinò di attaccare, e indugiando soltanto lì, fino al momento che i soldati corsero qua e là per il bottino, poi suonò la ritirata e ricondusse molto prima della notte le truppe.
L'indomani, all'alba procedendo, a marce forzate seguendo quanto si diceva e le orme dell'esercito in marcia seguì il nemico non lontano da Venosa. Lì vi fu anche uno scontro improvvisato; furono distrutti più di duemila cartaginesi. Da lì a marce notturne e montane il cartaginese, per non offrire l'occasione di combattere, si diresse verso il Metaponto.
(By Maria D. )