Fallito attacco alla città Patara (parte II)
Aemilius, postquam omissas in Lycia res et Livium profectum in Italiam cognovit...
Emilio, dopo che seppe che erano state tralasciate le cose in Cilicia e che Livio era partito verso l'Italia, questo stesso mentre ritornava da Efeso verso Samo sospinto da una tempesta essendo stato vanificato il progetto, ritenendo vergognoso che Patara era stata attaccata inutilmente, decise di partire in quel luogo con l'intera flotta e di attaccare la città con somma forza. Trascinando Mileto e tutta l'altra costa degli alleati nell'insenatura del Bargilietico fecero sbarco (sbarcarono) a Iaso. Il presidio regale deteneva la città; i Romani spopolarono ostilmente il campo intorno.
Inviati poi quelli, per tentare gli animi per i colloqui tra le persone più ragguardevoli e i magistrati, dopo che risposero che non c'era nulla in loro potere, indusse ad attaccare la città. C'erano gli esuli degli Giasensi con i Romani; questi numerosi decisero d'implorare gli abitanti di Rodi, di non acconsentire di distruggere la città e quella vicina e imparentata con loro rimasta illesa. I Rodiesi mossi dalle preghiere da un lato commemorando le loro necessità, dall'altro commiserando la situazione della città assediata dal presidio regale vinsero completamente in modo tale da astenersi dall'attacco.
Partendo da lì costeggiando la costa dell'Asia, giunsero a Lorima – cioè il porto di fronte a Rodi. Lì Emilio avendo interrogato i Rodiesi dopo che erano stati convocati se tutta quanta la flotta potesse stare nel porto a Patara, avendo risposto che non era possibile, ricondusse le navi a Samo.
(By Maria D.)
Versione tratta da Livio