Una lettera di Cicerone ad Attico - LABORATORIO 2 Versione Cicerone
Una lettera di Cicerone ad Attico
versione latino Cicerone
Libro: Tantucci - Latino Laboratorio 2 pag. 43 n. 15
Numquam ante arbitror te epistulam meam legisse nisi mea manu scriptam. Ex eo colligere poteris, quanta occupatione distinear: nam, cum...
Cura ut valeas. credo che tu non abbia mai letto una mia lettera prima, se non scritta di mia mano. Da questo potrai capire, da quanto grande impegno io sia trattenuto:
in effetti, non avendo nessun momento libero ( lett. : niente di momento libero ) ed essendomi necessario camminare per ristorare la mia povera voce, ho dettato queste parole camminando. Per prima cosa dunque voglio che tu sappia che un nostro amico, Sampsiceramo, si pente fortemente della sua condizione e che desidera essere rimesso in quella posizione, da cui è decaduto, e che ci fa partecipe dei suoi dispiaceri e talvolta ci chiede apertamente un rimedio, e non rieco a trovarne nessuno; e poi tutti i parteggiatori e alleati della sua fazione, pur senza nessun concorrente, stanno perdendo terreno.
Io d'altra parte partecipo a tutte le decisioni pubbliche e mi dedico totalmente all'attività e alla fatica del foro. Per questo motivo, che si può facilmente capire mi aggiro fra insistenti ricordi e il rimpianto delle cose che abbiamo fatto.
Ma Clodio ci muove non piccole minacce. Per questo motivo, se mi vuoi bene tanto quanto sicuramente mi vuoi bene, corri qui ! E' incredibile, quanto riponga nei tuoi consigli e nella tua saggezza, e quanto nel tuo affetto e nella tua fedeltà. Dunque a noi sta assai a cuore che tu sia a Roma. Stammi bene.