Cesare prigioniero dei pirati

Caesar admodum iuvenis, cum a piratis in Asia captus esset, ita se per omne spatium temporis, quo ab iis retentus est,... suffixit cruci. Omnia aec fuerunt honori Caesari, dedecori Iunco, avaro et imbelli proconsuli.

Cesare, alquanto giovane, quando fu fatto prigioniero in Asia dai pirati, si comportò nei loro confronti, per tutto il tempo in cui fu da essi trattenuto, in modo tale da essere per loro nella stessa misura motivo di timore e rispetto.

Sarebbe lungo raccontare ogni vicenda, ma riferiamo un solo esempio dell'audacia e della forza d'animo di un uomo così grande: dopo esser stato riscattato grazie al denaro pubblico dello Stato, Cesare, da privato cittadino, radunata velocemente una flotta, andò nel luogo in cui stavano i suoi rapitori:

mise in fuga una parte della loro flotta, ne affondò un'altra parte, catturò alquante navi e molti uomini; e felice del trionfo della spedizione notturna fece ritorno dai suoi. Affidati ad un corpo di guardia i pirati che aveva catturato, andò in Bitinia dal proconsole Iunco, chiedendogli di giustiziare i prigionieri. Poichè Iunco aveva risposto che non lo avrebbe fatto e che avrebbe venduto i prigionieri, Cesare, ritornato al mare con straordinaria velocità, prima che le lettere del proconsole su questa sua decisione fossero consegnate a qualche magistrato, fece crocifiggere tutti i pirati che aveva preso.

Tutti questi avvenimenti furono motivo di onore per Cesare, di ignominia per Iunco, avido e codardo proconsole.

Versione da Velleio Patercolo

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