Le conquiste di Publio Decio
Lectio Viva 2 pagina 21 numero 9
P. Decius ad Murgantiam, validam urbem, oppugnandam ducit; tantusque ardor militum fuit et caritate ducis et spe maioris quam ex agrestibus populationibus praedae ut uno die ui atque armis urbem caperent....
P. Decio, guidò (l'esercito) all'assalto di Murganzia, città ben fortificata; e l'entusiasmo dei soldati fu tanto, sia per l'attaccamento alla persona del comandante, sia per la speranza di poter raccogliere un bottino più cospicuo di quello ricavato dalle incursioni nelle campagne, che la città venne espugnata in un solo giorno.Venduto il bottino, furono i soldati stessi a sollecitare il comandante, e si partì alla volta di Romulea. Anche lì, senza dover ricorrere ad assedi e macchine da lancio, appena le truppe si avvicinarono alla città, non ci fu forza che riuscisse a contenerne l'urto: accostarono sùbito le scale alle mura nei punti che si trovavano più vicino a ogni soldato, e ne raggiunsero in un attimo la sommità.
La città fu presa e saccheggiata. Gli uomini uccisi furono circa 2.300, i prigionieri 6.000. I soldati romani si impadronirono di un cospicuo bottino, che misero in vendita, come già quello precedente. Di lì vennero portati a Ferentino, sempre sostenuti dall'entusiasmo, non ostante non fosse stato loro concesso alcun riposo. In quella città le difficoltà e i rischi furono maggiori: le mura erano difese con estremo accanimento, e la posizione era protetta da fortificazioni e dalla conformazione stessa del luogo.
Ma gli uomini, abituati a far bottino, riuscirono a superare ogni ostacolo. Circa 3.000 nemici vennero uccisi attorno alle mura, mentre la preda venne lasciata ai soldati. Secondo alcuni annalisti, il merito maggiore della cattura di queste città fu di Massimo: riferiscono che Murganzia sarebbe stata espugnata da Decio, Ferentino e Romulea invece da Fabio.