At theatri licentia priore anno coepta gravius tum erupit ...
Ma i disordini in teatro, già iniziati nell'anno precedente, esplosero in modo più violento, poiché furono uccisi non solo uomini della plebe, ma anche soldati e un centurione, fu ferito anche un tribuno della coorte pretoria, mentre cercava di impedire insulti contro magistrati e una rissa del popolo.
Presso i senatori si discusse a proposito di quella rivolta e venivano pronunciate sentenze, affinché i pretori avessero il diritto di usare le verghe contro gli istrioni. Oppose il veto il tribuno della plebe Aterio Agrippa, ma fu attaccato dall'orazione di Asinio Gallo, mentre taceva Tiberio, poiché a lui molto interessava offrire al senato quella parvenza di libertà.
Tuttavia prevalse il veto, poiché il divo Augusto, un tempo, aveva dichiarato (che) gli istrioni (fossero) immuni alle percosse, e a Tiberio non era concesso violare i suoi ordini. Furono stabiliti molti decreti riguardo alla misura della paga e contro gli eccessi dei fanatici sostenitori.
Fra i quali, soprattutto notevoli, che i senatori non entrassero nelle case dei pantomimi, che i cavalieri romani non (li) accompagnassero confidenzialmente quando (i pantomimi) uscivano in pubblico o che (i pantomimi) non fossero veduti in luogo diverso dal teatro. Ed era dovere dei pretori punire con l'esilio gli eccessi degli spettatori.