Cicero Tironi suo salutem ...
CICERONE SALUTA IL SUO AMICO TIRONE Noi, come sapete, partimmo da Leucade, il 2 Novembre e giungemmo ad Azio il 7 Novembre; lì ci siamo trattenuti a causa di una tempesta.
Ammettiamo pure di aver navigato possibile molto piacevolmente verso Corfù, là tuttavia siamo stati fino al 16, essendo trattenuti dalle tempeste. E non dimentichiamo che nel frattempo, coloro che sono salpati senza aspettare, in molti hanno fatto naufragio. Noi salpammo in quel giorno, dopo aver pranzato; da allora in quella notte abbiamo goduto di un vento di mezzogiorno estremamente mite e di un cielo sereno, e nel giorno successivo siamo giunti in Italia, ad Otranto, senza difficoltà, e con lo stesso vento l'indomani siamo giunti a Brindisi alle nove. Il 27 il servo Gneo Plancio, a Brindisi, mi consegnò finalmente la tua attesissima lettera, la quale mi ha decisamente sollevato dalla pena: oh se mi avesse sollevato del tutto!
Ma tuttavia il medico Asclapone conferma che presto starai bene. Ora ti esorto a servirti di tutta la scrupolosità per guarire. Conosco la tua saggezza, la tua moderazione, il tuo affetto nei miei confronti e che sei mio intimo amico. So che farai di tutto per essere con noi il prima possibile; ma tuttavia mi do pensiero per te e vorrei che non ti affrettassi.
Per il resto vorrei pregarti di questo e scongiurarti di non navigare sconsideratamente (i marinai sono soliti agire in fretta per il loro guadagno). Sii cauto, o mio Tirone: a te si oppone un mare grande e pericoloso, pertanto hai bisogno di grandissima prudenza. Fai buon viaggio! Ti saluto e sta' bene. Brindisi, 28 novembre del 49 a. C.