Numquid potes invenire urbem miseriorem quam Atheniensium fuit cum illam triginta ...
Puoi forse trovare una città più sventurata di quanto fu quella degli Ateniesi, quando trenta tiranni la rovesciarono?
Avevano ucciso mille e trecento cittadini, tutti i più nobili, e non avevano concluso, ma la crudeltà stessa si fomentava da sola. In questa città c'era l'Areopago, una santissima assemblea, dove si radunava ogni giorno il triste collegio dei carnefici. Poteva forse trovar pace quella città nella quale c'erano tanti tiranni quante guardie del corpo? Neppure si poteva offrire agli animi alcuna speranza di recuperare la libertà, né contro una tale quantità di mali, appariva lo spazio per alcun rimedio: da dove infatti (potevano uscire) altrettanti Armodi per la sventurata città?
Tuttavia là in mezzo c'era Socrate e consolava i senatori che piangevano e confortava coloro che non avevano più fiducia nello stato dicendo "Non disperate!" e offriva un grande modello a coloro che desideravano imitarlo, quando, tra trenta padroni, avanzava libero. La stessa Atene tuttavia uccise costui in prigione:
la libertà recuperata infatti, non sopportò la libertà di colui che apertamente aveva sfidato una schiera di tiranni; cosicché sappia tu che in uno stato oppresso per l'uomo saggio c'è occasione di dare prova di sé e in uno stato prospero e felice regnano la crudeltà, l'invidia, e mille altri vizi indolenti.