Protagoram virum in studiis doctrinarum ...
Dicono che Protagora, uomo eminente negli studi delle dottrine filosofiche, il cui nome Platone usò come titolo per quel suo celeberrimo libro, da giovane, per guadagnarsi da vivere, andò a lavorare al servizio di altri e che con il suo corpo si occupò di trasporti di oggetti pesanti, una categoria che i Greci chiamano "portapesi" e noi in Latino chiamiamo "facchini". Egli un giorno stava trasportando numerosi tronchi di legno avvolti da un corta corda, dalla campagna vicina ad Abdera all'interno della città della quale fu un abitante. Allora per caso Democrito, cittadino della medesima città, uomo degno di venerazione più di altri per virtù e filosofia, mentre usciva fuori dalla città, vede quello che cammina facilmente e speditamente con quel genere di peso tanto d'impaccio e tanto difficile da tenere insieme, allora gli si avvicina, osserva attentamente la legatura e l'organizzazione del legno, eseguita in maniera intelligente ed esperta, e gli chiede di fermarsi un attimo.
Quando Protagora fece come gli era stato chiesto, e nuovamente Democrito si fu reso conto che quel carico era raccolto da una corda corta per così dire in una sfera di tronchi e che era bilanciato e assemblato con una certa logica per così dire geometrica, chiese chi avesse composto in quella maniera quel legno e, dopo che quello ebbe risposto che era stato così composto da egli stesso, volle che lo sciogliesse e che lo rimettesse una seconda volta nel medesimo modo. Ma dopo che quello lo sciolse e lo riassemblò in maniera identica, allora Democrito, stupefatto dall'acutezza e dalla vivacità della mente di un uomo non erudito, disse:
"Oh giovane mio! Sebbene tu abbia la capacità di agire correttamente, ci sono cose più grandi e migliori che tu potresti fare insieme a me" e immediatamente lo portò via e lo tenne con sé e se ne addossò le spese e gli insegnò la filosofia e lo fece diventare quel grand'uomo che poi fu.