Una tattica vincente.
Quando ormai si combatteva ininterrottamente da più di sei ore e ai nostri mancavano non soltanto le energie, ma anche le armi, i nemici cominciarono ad abbattere la palizzata e a riempire i fossati.
Allora C. Voluseno, generale dei soldati, non avendo più fiducia nella salvezza di tutti, si recò da Galba e spiegò che c'era un'unica speranza di salvezza, se, dopo aver fatto una sortita, avessero tentato un ultimo rimedio. Galba informa i centurioni dopo averli convocati e ordina loro che i soldati interrompano la battaglia per un po' ed evitino unicamente le frecce scagliate; poi, una volta dato il segnale, che si lancino fuori dall'accampamento e ripongano nel valore ogni speranza di salvezza.
I soldati fanno ciò che è stato ordinato loro e, fatta immediatamente una sortita da tutte le porte, cacciano via i nemici dalla palizzata e dal fossato, e non lasciano loro la possibilità di capire cosa stesse accadendo.
Così, rovesciata la sorte, li circondano da tutte le parti, e li uccidono. Dopo aver sbaragliato e privato delle armi in questo modo le truppe dei nemici, si ritirano incolumi all'interno delle loro fortificazioni.