Espugnazione di Corioli (VERSIONE LINGUA LATINA)

Espugnazione di Corioli (II tipo)
Autore: Livio
Lingua Latina eserc. n. 2 pag. 93

Erat tum in castris inter primores iuuenum Cn. Marcius, adulescens et consilio et manu promptus, cui cognomen postea Coriolano fuit.

Cum subito exercitum Romanum Coriolos obsidentem atque in oppidanos, quos intus clausos habebat, intentum, sine ullo metu extrinsecus imminentis belli, Volscae legiones profectae ab Antio inuasissent, eodemque tempore ex oppido erupissent hostes, forte in statione Marcius fuit. Is cum delecta militum manu non modo impetum erumpentium rettudit, sed per patentem portam ferox inrupit in proxima urbis, caedeque facta ignem temere arreptum imminentibus muro aedificiis iniecit. Clamor inde oppidanorum mixtus muliebri puerilique ploratu ad terrorem, ut solet, primum orto et Romanis auxit animum et turbauit Volscos utpote capta urbe cui ad ferendam opem uenerant. Ita fusi Volsci Antiates, Corioli oppidum captum.
Tantumque sua laude obstitit famae consulis Marcius ut, nisi foedus cum Latinis in columna aenea insculptum monumento esset ab Sp. Cassio uno, quia collega afuerat, ictum, Postumum Cominium bellum gessisse cum Volscis memoria cessisset. Eodem anno Agrippa Menenius moritur, uir omni in uita pariter patribus ac plebi carus, post secessionem carior plebi factus. Huic interpreti arbitroque concordiae ciuium, legato patrum ad plebem, reductori plebis Romanae in urbem sumptus funeri defuit; extulit eum plebs sextantibus conlatis in capita.


Tra i giovani nobili c'era allora arruolato Gneo Marzio, tipo sveglio e risoluto, che in séguito fu soprannominato Coriolano. Mentre l'esercito romano era intento all'assedio di Corioli e teneva gli occhi puntati sugli abitanti compressi all'interno delle mura, senza alcuna preoccupazione di un eventuale attacco dall'esterno, fu all'improvviso assalito da un contingente di Volsci partiti da Anzio e contemporaneamente sorpreso da una sortita degli assediati. Per caso Marzio era di guardia. Con un pugno di soldati scelti non solo tamponò la sortita, ma ebbe anche il coraggio di buttarsi oltre la porta dove compì un massacro nei quartieri più vicini e, trovandosi del fuoco per le mani, incendiò gli edifici che sovrastavano il muro. Il o dei cittadini che, come sempre succede, seguì, misto ai pianti delle donne e dei bambini, la prima reazione degli assediati, tonificò i Romani e demoralizzò i Volsci, ovviamente sconsolati dalla resa della città cui eran venuti in soccorso. Così furono sbaragliati i Volsci di Anzio e conquistata la città di Corioli.

L'impresa di Marzio eclissò la gloria del console al punto che, se il trattato coi Latini, concluso dal solo Spurio Cassio in assenza del collega, non fosse rimasto inciso a perenne memoria su una colonna di bronzo, nessuno si ricorderebbe che Postumio Cominio combatté contro i Volsci. Quello stesso anno morì Menenio Agrippa, l'uomo che in vita era stato ugualmente caro alla plebe e ai senatori e che dopo la secessione sul monte Sacro fu più caro alla plebe. L'uomo che aveva fatto da mediatore e da interprete della riconciliazione tra i cittadini, che era stato l'ambasciatore del senato presso la plebe e colui che l'aveva ricondotta a Roma, non lasciò il denaro sufficiente per pagarsi il funerale: ci pensò così la plebe, con una sottoscrizione di un sesto di asse a testa

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