Tirteo il poeta comandante

Tirteo il poeta comandante
Lingua Latina Forme e Strutture
(Monticini esercizio 2 numero 9 pagina 104)
messenii, cum per annos octaginta... ...ad postremum tamen victoria lacedemoniorum fuit.

Messeni, che avevano sopportato per ottant'anni le pesanti umiliazioni, le catene della servitù e gli altri mali della prigionia; dopo una lunga sopportazione delle sofferenze ripresero la guerra.

anche i Lacedemoni, accorsi alle armi e consultato l'oracolo di Delfi a proposito dello scoppio della guerra, ordinaronodi chiedere un comandante di guerra agli Ateniesi. Allora gli Ateniesi, avendo saputo il responso, in disprezzo per gli Spartani; mandarono il poeta Tirteo, zoppo ad un piede, che ridusse gli Spartani, sconfitti in tre battaglie, ad una tale disperazione che che affrancarono i propri schiavi come rinforzo per esercito.

Ma i re dei Lacedemoni per non infliggere perdite maggiori alla città, combattendo con il destino avverso, avrebbero voluto ritirare l'esercito; se non fosse intervenuto Tirteo, che recitò di fronte all'esercito riunito dei carmi che aveva composto, in cui aveva scritto esortazioni di virtù, compensazioni di danni e consigli di guerra. infuse così tanto ardore nei soldati, che non smaniosi di salute, bensì di sepoltura, si erano legati al braccio destro delle tessere con incisi il proprio nome e quello del padre, affinché se il nemico li avesse massacrati tutti e le fattezze dei loro corpi fossero state confuse dal tempo, dal segno (sul braccio) potessero tramandare i titoli per la spoltura.

Poichè i re vedevano l'esercito così animoso ebbero cura che la cosa fosse annunciata ai nemici. La cosa non ispirò timore nei Messeni ma mutua emulazione. Così si combattè con tanto coraggio che raramente ebbe luogo una battagli più cruenta. alla fine comunque la vittoria fu dei Lacedemoni.