Ariovisto risponde a Cesare
Ariovistus ad postulata Caesaris pauca respondit, de suis virtutibus multa praedicavit: transisse Rhenum sese non sua sponte,...Amicitiam populi Romani sibi ornamento et praesidio, non detrimento esse oportere, idque se ea spe petisse.
Ariovisto rispose poche parole alle richieste di Cesare, disse molte parole delle sue virtù: aveva oltrepassato il Reno non di sua iniziativa, ma invitato con insistenza dai Galli; aveva lasciato la patria e i parenti non senza una grande speranza di grandi ricompense; occupava in Gallia le sedi concesse dagli stessi, gli ostaggi si erano consegnati di propria volontà; riscuoteva per diritto di guerra il tributo che i vincitori usano imporre ai vinti.
I Galli avevano mosso guerra a lui, non lui ai Galli: tutte le città della Gallia erano giunte per combatterlo e avevano allestito un accampamento contro di lui; tutte queste truppe erano state respinte e sconfitte da lui in un unico scontro. Se intendevano provare di nuovo, era pronto a combattere di nuovo; se volevano godere della pace, era ingiusto rifiutarsi di versare il tributo che fino a quel tempo avevano pagato di propria volontà.
L'amicizia del popolo romano doveva tornare a suo onore e sostegno, non a suo danno, e con questa speranza egli la richiese.