Mihi venit in mentem priorum pugnarum quibus adversus Romanos varia fortuna certatum est ...

Mi torna alla mente delle prime battaglie, nelle quali si combatté con alterna fortuna contro i Romani, le quali ponevano nelle nostre mani speranza e sostegno, poiché noi, i più illustri di tutta la Britannia, e per di più abitanti proprio nelle regioni più interne, senza vedere nessuna terra costiera di popoli schiavi, avevamo persino gli occhi inviolati dal contatto con la dominazione. Ultimi delle terre e della libertà, fino a questo giorno ci ha difeso proprio il luogo isolato e la scarsa notorietà; e tutto ciò che è sconosciuto, si apprezza di più; ma ora il confine della Britannia è spalancato, ormai non c'è nessun'altra popolazione al di là, non c'è nulla, se non onde e scogli, e i Romani, assolutamente ostili, la cui superbia invano si cercherebbe di sfuggire per mezzo dell'ossequio e dell'umiltà.

I predoni del mondo, dopo che, avendo saccheggiato tutte le regioni, sono venute a mancare loro le terre, hanno scrutato il mare, e a loro è interessato di sottomettere la nostra patria, che, viceversa, è nostro dovere difendere: se il nemico è ricco, essi sono avidi, se è povero, essi sono tanto avidi che non li sazierebbe né l'Oriente, né l'Occidente.

Da soli bramano con identica intensità le ricchezze e la povertà di tutti. Per mezzo di nomi fittizi, chiamano "impero" il portare via, il massacrare, il rubare e, dove creano il deserto, lo chiamano "pace". Perciò, è nostro dovere respingere i Romani, ed io vi raccomando solo questo, che difendiate con le armi la vita e la libertà della Britannia.

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