Androclo e il leone - LL seconda edizione
Aliquando Romae spectaculum venationis populo dabatur. Multae ferae bestiae …
Di quando in quando, a Roma, veniva offerto al popolo uno spettacolo di caccia. Comparivano molti animali selvatici, e tra essi, un leone, dal corpo grande e dalla voce spaventosa, attirò su di sé gli occhi di tutti.
Tra i numerosi uomini, venne condotto al combattimento con le belve uno schiavo; il suo nome era Androclo. Il leone lo vide, immediatamente si fermò e poi, in maniera pacifica, come riconoscendo l'uomo, si avvicinò. A quel punto muove la coda secondo l'abitudine dei cani, e con la lingua tocca delicatamente le mani dell'uomo. Androclo, tra quelle moine della bestia feroce, recupera coraggio.
Da quella circostanza tanto stupefacente, vennero suscitate le grida del popolo, e Androclo venne interrogato da Cesare: Perché quel terribile leone ti ha risparmiato? A quel punto, quello narrò un fatto straordinario: Il mio padrone otteneva il governatorato proconsolare nella provincia d'Africa. Io fui costretto da lui alla fuga, a causa delle ingiuste e quotidiane percosse, e mi ritirai nel deserto.
Lì trovai una caverna ed entrai. Non molto dopo, giunse presso la caverna questo leone dal piede insanguinato; mi vide, si avvicinò pacifico e mi mostrò il suo piede. Io dal suo piede estrassi una spina, feci uscire il marciume dalla ferita, e, senza paura, asciugai il sangue. Da quel giorno, per tre anni, io e il leone vivemmo in amicizia.