Olim ad fontem cervus restitit et in liquore vidit imaginem suam ...
Una giorno, un cervo si fermò presso una sorgente, e nell'acqua vide la propria immagine. Lì (- il cervo, soggetto sottinteso) ammirò e celebrò le corna ramificate, e viceversa, criticò l'eccessiva gracilità delle zampe.
Poiché, venne improvvisamente spaventato da voci di cacciatori, fuggì attraverso una pianura e, grazie ad una corsa veloce, beffò i cani. A quel punto lo accolse un bosco;
ma, dato che i rami delle querce bloccarono le corna del cervo, sopraggiunsero i cani e lo dilaniarono per mezzo di morsi spietati.
A quel punto il cervo pronunciò questa frase: O me sventurato! Ora, alla fine, io comprendo la mia stupidità e la mia frivolezza: le zampe mi furono utili, le corna, invece, si rivelarono causa di grande lutto!