Risoluto intervento di P. Cornelio Scipione
Dopo la disfatta di Canne, che per i Romani fu pesantissima, perché in essa erano morti entrambi i consoli e la maggior parte dei soldati e pochi erano sopravvissuti, il senato affidò il sommo potere a P. Cornelio Scipione, ancora giovane, affinché provvedesse alla salvezza dello stato.
Un giorno a lui, che stava a capo dell'assemblea del senato, fu annunciato che alcuni giovani nobili Romani, disperando della salvezza dello stato, avevano stabilito di abbandonare Roma e di trasferirsi in Asia.
Allora Scipione, dopo aver sciolto l'assemblea, immediatamente si recò a casa di quello che era l'artefice della cospirazione e dopo che ebbe trovato lì una riunione dei giovani dei quali si è parlato sopra, con la spada stretta sopra le loro teste esclamò:
"Così come io nelle circostnze difficili non ho abbandonato né mai abbandonerò lo stato romano, allo stesso modo non permetterò che esso sia abbandonato da voi. Giurate quindi con me che non abbandonerete mai la vostra patria". Quelli giurarono e furono sempre fedeli a Roma e a Scipione.