Appassionato appello di Cicerone ai senatori

Cum ita sint res, pro imperio, pro exercitu, pro provincia...

Stando così le cose, per il potere, per l'esercito, per la provincia, che ho abbandonato, per il trionfo e tutte le altre insegne onorifiche di lode, che sono state da me rifiutate per la tutela della città e della vostra salvezza, per le clientele e i vincoli di ospitalità provinciali, dunque per tutte queste cose, per i miei singolari propositi verso di voi e per questa diligenza, che scorgete, affinché lo stato venga salvaguardato, non vi chiedo nulla, eccetto il ricordo di questo tempo e dell'intero mio consolato: finché sarà infisso nelle vostre menti, penserò di essere protetto da un muro sicurissimo.

Se invece la forza dei disonesti dovesse ingannare e superare la mia speranza, vi raccomando il mio figlioletto, che sicuramente avrà una protezione sufficiente non solo per la salvezza, ma anche per la dignità, se ricorderete che costui è il figlio di colui, che ha garantito a suo pericolo tutte queste cose.

Per cui, padri iscritti, decidete fortemente e diligentemente in merito all'estrema salvezza vostra e del popolo romano, ai vostri coniugi e ai figli, agli altari e ai focolari, ai santuari e ai templi, ai tetti dell'intera città e alle sedi, alla salvezza dell'Italia, a tutto quanto lo stato.
(By Maria D. )

Versione tratta da Cicerone

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