I soldati di Alessandro sono sorpresi da una violenta e gelida tempesta
Mirum iter volume 2 pagina 207 numero 261
Inizio: Tum repente imber grandinem incutiens torrentis modo effunditur ... Fine: nocti silvarum quoque umbra suppresserat.
Di colpo, un istante dopo la pioggia mista a grandine inondò la terra a modo di torrente. Dapprima i soldati l'accolsero riparandosi con le proprie armi;
ma ormai le mani intirizzite non potevano sostenere le armi scivolose né essi stessi potevano stabilire in che direzione volgere il corpo, poiché da ogni parte la violenza della tempesta li investiva più intensa di quella che volevano evitare. Quindi a ranghi sparsi l'esercito si aggirava errabondo per tutto il passo; e molti, stremati prima dalla paura che dalla fatica, avevano abbandonato a terra i loro corpi, benché l'intensità del freddo avesse irrigidito la pioggia in duro ghiaccio.
Altri si erano accostati ai tronchi degli alberi; per molti ciò fungeva sia da sostegno che da riparo. E non li ingannava il fatto che stessero scegliendo un luogo per la morte, poiché il calore vitale abbandonava chi restava immobile:
ma il torpore dei corpi risultava gradito a chi era stremato, e non disdegnavano di morire abbandonandosi al riposo: infatti la violenza della tempesta li incalzava non solo impetuosa, ma anche incessante; e anche l'ombra delle selve, oltre alla tempesta, non dissimile alla notte, aveva soppresso la luce, sollievo naturale.