Non vivere bonum est sed bene vivere. Itaque sapiens vivet quantum debet non quantum potest ...
La cosa buona non è vivere, ma vivere bene. Dunque il sapiente vivrà quanto deve, non quanto può.
Farà caso a dove vivrà, insieme a chi, in che modo, a che cosa farà. Egli considera sempre di che genere, non quanto lunga, sia la vita. Se càpitano molte cose fastidiose, egli si toglie la vita, e non fa questo unicamente nell'estrema necessità, ma non appena la sorte comincia a risultargli sospetta. Ritiene che per lui non faccia alcuna differenza darsi la morte oppure subirla, né che ciò accada più tardi o più presto: egli non teme la morte come un grave danno.
Morire più presto oppure più tardi non è rilevante, è rilevante morire bene o male. Alle volte, tuttavia, anche se incomberà una morte certa, e anche se il saggio saprà che gli è stato prescritto il supplizio, egli non metterà mano alla propria esecuzione.
Morire per il timore della morte è una cosa sciocca: arriva chi ti deve uccidere, attendilo. Perché lo precedi? Perché ti assumi il carico della crudeltà altrui? Sei ostile al tuo carnefice, o ne hai compassione? In nessuna questione più che nella morte dobbiamo tener fede all'indole.