Post mortem mortuorum animae apud flumen Acherontem perveniunt ...
Dopo la morte, le anime dei morti giungono presso il fiume Acheronte: lì, uno spaventoso traghettatore, Caronte, un vecchio trasandato, custodisce le acque ed il fiume: sul mento del vecchio sta una incolta canizie, e dalle spalle pende un mantello sporco.
Caronte spinge la zattera con il remo e trasporta i corpi su di una barchetta del colore della ruggine.
Da questo luogo la folla delle anime si precipita sulla sponda: donne e uomini e corpi di eroi coraggiosi, fanciulli e fanciulle nubili, giovani messi sul rogo davanti al volto dei genitori. Al di là del fiume, le anime oltrepassano un bosco di pioppi e di salici, e alla fine arrivano ad una grande porta. Presso la porta Cerbero, il cane a tre teste guardiano dell'Averno, trattiene le anime in un'oscura dimora senza sole.
Nell'Averno la notte è perenne, il tempo trascorre senza dolori ma anche senza gioie, e una grande nostalgia della vita terrena pervade le anime per l'eternità.