Tullius s. d. Terentiae et Tulliae et Ciceroni suis. Ego minus saepe ad vos do litteras quam possum ...

Tullio saluta i propri cari Terenzia, Tullia e Cicerone. Consegno (al corriere) lettere per voi il meno spesso che posso, perché, sebbene tutti i miei momenti siano infelici, tuttavia, quando scrivo a voi, oppure quando leggo le vostre lettere, vengo sopraffatto dalle lacrime, al punto che non lo riesco a sopportare.

Se fossimo stati meno desiderosi di vita, certamente nella vita non avremmo visto niente, o non molto, di male. Perché, se la sorte ci ha destinato a qualche speranza di recuperare un giorno qualche agio, allora da parte nostra si è sbagliato meno.

Se questi mali sono definitivi, io allora desidero vedere te al più presto, o vita mia, e morire in un tuo abbraccio, perché né gli dèi, che tu hai venerato in maniera scrupolosissima, né gli uomini, per i quali io mi sono sempre adoperato, ci hanno dimostrato riconoscenza. Abbiamo vissuto e prosperato, e non ci ha rovinato un nostro difetto, ma la nostra virtù.

Per il resto, fa' in modo, per quel che puoi, di stare bene, e pensa che io sono addolorato più dalla tua sciagura che dalla mia. O Terenzia mia, moglie fedelissima e ottima, e tu, mia carissima figliola, e tu, o Cicerone, nostra residua speranza, state bene! Il giorno prima delle calende di Maggio.

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