Nisus, Martius filius, vel, ut alii tradunt, Deionis filius, rex Megarensium, in capite purpureum crinem habebat ...
Niso, figlio di Marte, oppure, come altri riportano, figlio di Deione, re dei Megaresi, aveva sul capo un capello vermiglio.
A costui, da Apollo fu dato il responso che, custodendo quel capello, egli era destinato a regnare molto a lungo. Dopo che ad attaccare costui fu giunto Minosse, il figlio di Giove, egli (- Minosse) fu amato dalla figlia di Niso, Scilla, su incitamento di Venere; al fine di rendere costui vittorioso, Scilla tagliò al padre, mentre dormiva, il capello del destino.
Perciò Niso fu vinto da Minosse. Mentre però Minosse faceva ritorno a Creta, Scilla arrivò a chiedere soccorso: gli chiese infatti che la portasse con sé, sulla base della parola data. Costui disse che la sacra Creta non avrebbe accolto una tale perfidia.
Costei si buttò in mare. Più tardi Niso, mentre dava la caccia alla figlia, fu tramutato in aquila marittima, e Scilla (fu tramutata) nel pesce che chiamano "ciri". Quell'uccello, quando scorge un pesce che nuota, afferratolo con gli artigli, lo strazia.