La religiosità di Cicerone - Versione latino Munera Cicerone
La religiosità di Cicerone
versione latino Cicerone libro Munera n. 101 pg 133
Patrum delubra esse in urbibus censeo neque sequor magos Persarum, quibus auctoribus, Xerses inflammasse templa Graeciae dicitur, quod...
Io penso che nelle città ci debbano essere dei templi, e non concordo con i magi dei Persiani, per consiglio dei quali si dice che Serse bruciò i templi della Grecia, perché rinchiudevano entro pareti quegli dei ai quali tutto dovrebbe essere aperto e libero, e dei quali tutto questo mondo è tempio e sede.
Meglio si comportarono invece gli Elleni ed i nostri padri, i quali vollero che essi abitassero le stesse città nostre, affinché aumentasse la pietà verso gli dei; questa credenza sostiene infatti che il culto sia utile alle città, se, come disse il dottissimo Pitagora, proprio allora la pietà ed il culto maggiormente si radicano negli animi, cioè quando ci dedichiamo alle cose divine;
e ricordiamo il detto di Talete, uno dei sette sapienti, che gli uomini sono convinti che tutto [quanto] vedono debba essere pieno di dei; tutti saranno infatti più puri, come se si trovassero in templi che ispirano la massima religiosità.