Amore e Psiche: la disubbedienza e la punizione (Versione apuleio)
Amore e Psiche: la disubbedienza e la punizione versione di latino di Apuleio Versione nuovo comprendere e tradurre
Psiche vede come la più mite e dolce bestia fra tutte le belve quello stesso Cupido dio di bell’aspetto che giace graziosamente, all’apparizione del quale pure la luce della lanterna crebbe d’intensità e il coltello e la lama del pugnale sacrilego risplendeva.
Ma Psiche spaventata da una simile visione, incapace di dominarsi e tremante, cadde in ginocchio e cercò di nascondere la spada, ma nel suo petto; avrebbe certamente fatto ciò se la spada caduta dalle mani temerarie per il timore di una acceleratezza tanto grave non fosse volata via. Ma, mentre osservava più e più volte la bellezza del divino volto si sente rianimare. Vede la capigliatura della testa bionda stillante di ambrosia, il collo del color del latte e le guance rossi, le ciocche dei capelli sparsi, alcuni che cadono sul petto, altri sulle spalle; per l’eccezionale splendore dei quali che lampeggiavano, la stessa luce della lucerna oscillava; le ali gocciolanti del dio volatile biancheggiano sulle spalle.
Inoltre il corpo era globo e magnifico. Davanti ai piedi del letto giaceva l’arco e la faretra e le frecce, armi adatte a un grande dio. Il risveglio di Amore e la punizione di Psiche. Così si svegliò il dio bruciato, visto lo scempio del giuramento tradito, completamente dalle labbra e dalle mani della moglie, molto sfortunata, senza parole volò via, Ma Psiche prese la sua gamba destra e lo accompagnò attraverso le nuvole, finché stanza cadde abbandonata. E neppure il dio innamorato la abbandonò che giaceva sul terreno ma volò su un vicinissimo cipresso e dal quale l’alta cima commosso parlo: ”Io davvero, semplicissima Psiche, fui immemore degli ordini della mia madre Venere, che aveva comandato che, legata dalla cupidigia di un uomo misero e crudele fossi destinata un matrimonio umile; io sono volato da te piuttosto come amante.
Ma ho fatto questo facilmente, lo so, e io il famoso arciere mi sono colpito con la mia freccia e ti ho resa mia moglie, perché evidentemente ti sembrassi una bestia e perché tu con un pugnale tagliassi la mia testa, la testa che porta questi occhi innamorati di te. Continuamente di avvertivo sempre di stare attenta a queste cose. Ma quelle senza dubbio le tue consigliere mi pagheranno presto il fio, di tanti cattivi insegnamenti, in verità tanto ti punirò con la mia fuga. E con questo discorso, avendo terminato, volò via. _