La vera generosità - Cicerone versione latino nuovo comprendere e tradurre
La vera generosità
Versione latino Cicerone
libro Nuovo comprendere e tradurre materiale di lavoro n. 3 pag. 182
Aut opera benigne fit indigentibus aut pecunia. Facilior est haec posterior locupleti praesertim, sed illa lautior ac splendidior et viro forti claroque dignior....
L' opera è più nobile, più splendida, più degna di un uomo forte ed illustre. Benché in entrambe vi sia la volontà generosa di far del bene, tuttavia l'una azione scaturisce da uno scrigno, l'altra dalla virtù; inoltre l'elargire mettendo mano al patrimonio familiare esaurisce la fonte stessa della beneficenza.
Cosi la beneficenza sopprime la beneficenza stessa: quanto più tu ne fai, tanto meno te ne puoi servire nei confronti di molte persone. Coloro che, invece, saranno generosi con l'opera, cioè con la virtù e lo zelo, quante più persone avranno beneficato, tanto più troveranno collaboratori nel far del bene; inoltre per l'abitudine di beneficare saranno più preparati e quasi più esercitati a legare a sé molti coi benefici.
Con parole assai elette Filippo, in una lettera, accusa il figlio Alessandro di volersi procurare la benevolenza dei Macedoni con i donativi: "Quale calcolo, diamine, ti indusse a tale speranza, sì da farti credere che ti saranno fedeli quelli che tu hai corrotto col denaro? Oppure agisci in modo che i Macedoni sperino di avere in te non il loro re, ma il loro dispensiere e fornitore?
" Disse bene " dispensiere e fornitore ", perché è vergognoso per un re; meglio ancora il fatto di aver definito corruzione il donativo: infatti colui che lo accetta diventa peggiore ed anche più pronto ad aspettarsela sempre. Questo dice Filippo al figlio, ma noi dobbiamo giudicarlo un consiglio valido per tutti.