Un mostro marino - Operativamente -Versione latino Curzio Rufo
Versione da Operativamente pag 138 n°94
Et forte belua inusitatae magnitudinis, super ipsos fluctus dorso eminens, ad molem quam Macedones iecerant ingens corpus adplicuit, diverberatisque fluctibus adlevans semet utrimque conspecta est: deinde a capite molis rursus alto se mersit, ac, modo super undas eminens magna sui parte, modo superfusis fluctibus condita, haud procul munimentis urbis se mersit. Vtrisque laetus fuit beluae aspectus: Macedones iter iaciendo operi monstrasse eam augurabantur, Tyrii Neptunum, occupati maris vindicem, abripuisse beluam, ac molem brevi profecto ruituram; laetique omine eo ad epulas dilapsi oneravere se vino; quo graves, orto sole navigia conscendunt redimita floribus coronisque.
Adeo victoriae non omen modo, sed etiam gratulationem praeceperant!
E per caso un animale di staordinaria grandezza, affiorando col dorso sugli stessi flutti, accostò il suo enorme corpo al molo che avevano costruito i Macedoni, ed elevandosi al di sopra dei flutti sferzati, fu avvistato da entrambi i contendenti: quindi si immerse di nuovo in profondità dalla punta del molo e ora sollevandosi sulle onde con gran parte del corpo, ora nascondendosi tra i flutti ribollenti, emerse non lontano dalle fortificazioni della città. Entrambe le parti furono liete per l’apparizione dell’animale: i Macedoni traevano l’auspicio che esso avesse indicato la via all’opera da intraprendere, i Tirii che Nettuno, vendicatore del mare occupato, avesse mandato l’animale e che certamente il molo in breve tempo sarebbe crollato.
E lieti per quel presagio, abbandonatisi a bagordi, si riempirono di vino, appesantiti dal quale, al sorger del sole, si imbarcarono su navigli agghindati di fiori e di corone: a tal punto avevano anticipato non solo il presagio della vittoria, ma addirittura il ringraziamento!