Una truffa ben congegnata -ORNATUS Versione latino CICERONE
Una truffa ben congegnata
Autore: Cicerone
ORNATUS N. 22 PAGINA 52
Tum Canius "quaeso", inquit, "quid est hoc, Pythi? tantumne piscium? tantumne cumbarum?" Et ille: "Quid mirum?" inquit, "hoc loco est Syracusis quidquid est piscium, hic aquatio, hac villa isti carere non possunt.
" Incensus Canius cupiditate contendit a Pythio, ut venderet. Gravate ille primo. Quid multa? impetrat. Emit homo cupidus et locuples tanti, quanti Pythius voluit, et emit instructos. Nomina facit, negotium conficit. Invitat Canius postridie familiares suos, venit ipse mature, scalmum nullum videt. Quaerit ex proximo vicino, num feriae quaedam piscatorum essent, quod eos nullos videret. "Nullae, quod sciam, " ille, "sed hic piscari nulli solent.
Itaque heri mirabar quid accidisset. " tomachari Canius, sed quid faceret?
E quello, disse "Tutti i pesci di Siracusa stanno qui, qui vengono a rifornirsi d'acqua, non possono fare a meno di questa villa". Canio, preso dal desiderio, chiese insistentemente a Pizio che gli vendesse la villa. Sulle prime quello faceva il difficile. Che motivo c'è di dilungarsi? Ottiene il suo scopo: quell'uomo bramoso e ricco compra la villa al prezzo richiesto da Pizio e la compra con tutto l'arredamento, registra la vendita e l'affare è concluso.
Canio invita il giorno dopo i suoi amici; arriva per tempo, ma non vede neanche una barca. Chiese al vicino più prossimo se ci fossero festività dei pescatori, dato che non ne vedeva nessuno. "A quanto ne so io, no" risponde quello "ma qui, di solito, non viene a pescare nessuno; perciò ieri mi stupivo di quanto fosse accaduto".
canio montò in bestia, ma che avrebbe potuto fare?