Ercole
Olim homines a multis monstris territabantur, quare Hercules, Alcmenae et lovis filius, magna vi et indomito... Post mortem, eximius vir, in deorum numero positus, in Olympum ascendit.
Una volta gli uomini venivano impauriti da molti mostri e perciò Ercole, figlio di Giove e di Alcmena, con grande forza e con animo indomito liberò la Grecia e si guadagnò fama e lodi dai posteri.
L'uomo infatti, poiché aveva una forza singolare ed un animo straordinario, fu celebrato sempre dai greci e da loro fu ritenuto un esempio di uomo coraggioso e benefico. Ma poiché Giunone ardeva d'ira contro di Lui, Ercole dovette tollerare innumerevoli fatiche.
Infatti strangolò il leone Nemeo (di Nemea), prese vivo il cinghiale Erimanto, trascinò dagli inferi sulla terra Cerbero, un cane terribile. Ma il povero Ercole ebbe la morte (dativo di possesso: Ad Ercole fu la morte). Infatti la moglie Deianira, per inganno del Centauro Nesso, mise all'uomo una tunica avvelenata: quando la tunica fu indossata da Ercole, immediatamente la secrezione velenosa (virus) penetrò nel suo corpo.
Un dolore molto grande si impadronì di Ercole e pose fine alla sua vita. Dopo la morte dell'uomo straordinario, collocato nella categoria degli dei, salì sull'Olimpo.