Un asino sciocco e presuntuoso
Fabulam hanc audiant qui aliis invident, quia hoc modo ruinam suam parant. Asinus cotidie observabat dominum,...
Ascoltino questa favola quelli che invidiano gli altri, perché in questo modo preparano la loro/propria rovina.
Un asino guardava ogni giorno il padrone, che in modo affettuoso (avv.) accarezzava un cagnolino e saziava la bestiola con i cibi della tavola familiare. Allora l'asino disse: "Se il mio padrone ama così un piccolo cane, quanto più, se gli renderò omaggio, amerà me! Prenderò in considerazione il mio valore! Io infatti sono di molto più utile di uno stolto cane e per molte cause sono più degno di gratitudine.
Sarò nutrito anch'io con le pietanze del padrone, berrò l'acqua della pura sorgente, avrò una vita migliore e grandissimi onori!". Mentre l'asino considera queste cose, ecco che il padrone gli si fece vicino. L'animale iniziò subito a ragliare forte e piacevolmente; mise entrambe le zampe anteriori sulle spalle del padrone, lo leccò con la lingua, stracciò la sua veste con gli zoccoli e infine col suo peso disgraziatamente lo atterrò.
Ascoltate le grida dell'uomo (abl. ass.) , la moglie e i figli corsero subito e si precipitano sull'asino con pietre e bastoni; infine abbandonarono lo stolto animale nella stalla stremato e mezzo morto.