La cultura dell'oratore - Cicerone versione latino PER LITTERAS
Perciò non ritengo oratore, poiché questo cerchiamo di capire, lo stesso che ritiene Crasso, che mi è parso comprendere tutto di tutte le cose e la scienza di tutte le arti con una funzione e titolo di oratore, e reputo che sia colui che possa usare le parole piacevoli da sentirsi e frasi adatte ad argomentare nelle comuni cause del foro. Questo chiamo oratore e voglio che egli sia in tutto fornito nella voce e nell'azione e con un certo garbo. Invece il nostro Crasso mi sembra che descriva la facoltà dell'oratore non entro i confini propri dell'arte, ma in quelli illimitati del suo ingegno.
Ma se poi è opportuno sottomettere tutte le arti all'oratore, è più tollerabile piuttosto dire così: cioè che, poiché la capacità di parola non debba essere spoglia e disadorna, ma cosparsa e ornata di una certa varietà di molte cose piacevoli, sia proprio del buon oratore avere ascoltato molte cose, averne viste molte, averne passate in rassegna molte con l'anima e il pensiero, molte anche con la lettura, non possedendole come se fossero sue, ma gustandole come altrui.
Dichiaro infatti che questo deve essere accorto nell'agire e in nessun modo una recluta rozza e un forestiero impacciato.