Nullum cognationis genus est, quod Nero non scelere perculerit. Antoniam Claudi filiam, recusantem ...

Non esiste genere di parentela che Nerone non abbia colpito con un crimine. Uccise come organizzatrice di una cospirazione Antonia, la figlia di Claudio, che dopo la morte di Poppea rifiutava le sue nozze;

e similmente (uccise) tutti gli altri legati (a lui) da parentela, tra i quali il giovane Aulo Plauzio, al quale, mentre era sul punto di morire, disse – Che venga ora mia madre Agrippina e che baci il mio successore – volendo intendere che quello era stato scelto da Agrippina, ed era stato indotto alla speranza del potere. Affidò agli stessi schiavi di lui l'incarico che il figliastro Rufrio Crispino, ancora bambino, fosse annegato in mare. Esiliò Tosco, il figlio della nutrice, perché quello, quando era procuratore dell'Egitto, si era lavato nelle terme che erano state costruite per la venuta di Nerone.

Spinse alla morte il precettore Seneca: eppure il filosofo chiedeva spesso il congedo a Nerone, ed aveva intenzione di lasciargli i propri beni e così l'imperatore aveva giurato solennemente che era stato ingiustificatamente sospettato, e che sarebbe morto piuttosto che fargli del male. Dopo aver promesso a Burro, il prefetto del pretorio, un medicinale per il suo mal di gola, gli mandò un veleno.

Ed uccise con del veleno aggiunto in parte ai cibi, in parte alle bevande, i liberti ricchi e vecchi, fautori ed organizzatori della sua adozione prima, e del suo potere poi.

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