Omnes incaluerant mero: itaque surgunt temulenti ad incendendam ...
A causa del vino si erano tutti eccitati: pertanto, da sbronzi, si alzano per appiccare il fuoco alla città che, quand'erano armati, avevano risparmiato.
Si dice che, per primo, gettò del fuoco nella reggia il re, quindi (lo fecero) i commensali, i servitori e le concubine. Gran parte della reggia era stata costruita di cedro, ed esso, una volta preso fuoco, rapidamente propagò per largo spazio l'incendio. Quando l'esercito, che era accampato non lontano dalla città, vide ciò, giudicandola una cosa accidentale, accorse allo scopo di portare aiuto.
Ma quando si fu giunti all'atrio della reggia, essi videro (presente storico) il re in persona che ancora ammucchiava fiaccole. Dunque, abbandonata l'acqua che avevano portato, essi cominciarono a lanciare nell'incendio materiale adatto al fuoco. Ebbe questa fine la capitale di tutto l'Oriente, da dove, precedentemente, così tanti popoli richiedevano giustizia, la patria di così tanti re, la quale un tempo, messa a punto una flotta di mille navi e gli eserciti coi quali venne inondata l'Europa, apparve come l'unico terrore della Grecia.
Ed essa non si risollevò neppure nel periodo, tanto lungo, che seguì alla sua distruzione. I Macedoni provavano vergogna per il fatto che una città in tal misura insigne fosse stata distrutta da un re banchettante. Dicono che lo stesso Alessandro, non appena il riposo gli restituì la lucidità, se ne pentì.