Quanta vis amicitiae sit intellegi maxime potest quod ex infinita societate generis ...

Quanto grande sia poi la forza dell'amicizia si può capire specialmente dal fatto che dalla comunità sterminata del genere umano, che la natura stessa ha messo insieme, la cosa è così ristretta e spinta all'esiguità che ogni affetto si instaura o tra due, o tra poche persone.

L'amicizia non è infatti nient'altro che la concordanza di tutte le cose divine e umane, con benevolenza e affetto; in confronto a questa, senza dubbio, nulla di meglio, eccettuata la saggezza, è stato donato agli uomini dagli dei immortali.

Alcuni antepongono la ricchezza, altri la buona salute, altri il potere, altri ancora gli onori, molti anche i piaceri: ma tutte queste cose sono passeggere ed incerte, basate non tanto sui nostri propositi quanto sulla casualità della sorte.

Coloro che invece ripongono nella virtù il sommo bene, agiscono ottimamente, e proprio questa virtù genera e custodisce l'amicizia, né senza virtù può esserci in alcun modo amicizia. Infatti l'amicizia rende ancora più piacevoli le circostanze favorevoli e più tollerabili le avversità.

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