Vespasiano Titus filius successit, quadraginta annos natus, qui et ipse Vespasianus dictus est ...
A Vespasiano succedette il figlio Tito, di quarant'anni, il quale venne a sua volta chiamato Vespasiano, un uomo a tal punto amabile per ogni genere di qualità, da essere soprannominato amore e delizia del genere umano: estremamente eloquente, grande guerriero, molto morigerato.
Sostenne processi forensi in lingua latina, compose in lingua Greca poemi e tragedie. Durante l'assedio di Gerusalemme, prestando servizio militare sotto il padre, trafisse dodici avversari con dodici colpi di frecce.
A Roma, nell'esercizio del potere, fu di una tale umanità, che non punì assolutamente nessuno, lasciò andare i colpevoli di una congiura contro di lui, e addirittura li mantenne nella medesima amicizia di prima. Fu di una affabilità e di una generosità tanto grande che, mentre concedeva tutto a tutti, e veniva rimproverato dagli amici, rispose che nessuno doveva allontanarsi deluso dall'imperatore.
Per giunta, dopo che, durante una cena, ebbe ricordato che in quel giorno egli non aveva fatto niente per nessuno, disse: O amici, oggi ho sprecato la giornata!