Discorso di Cicerone contro Catilina - Quae manent 1 pagina 554 numero 32
Percipite, patres conscripti, diligenter quae nunc dicam...
Percepite, Padri Iscritti, attentamente queste cose che ora dirò e affidate tali cose interamente ai vostri animi e alle vostre menti.
La patria infatti, che mi è molto più cara della vita, e tutta quanta l'Italia, e tutto lo stato potrebbe dirmi: "M.Tullio, cosa fai? Hai forse tu lasciato andare Catilina che è un nemico, che sta per essere il condottiero della guerra, il fautore della scelleratezza, il più ragguardevole della congiura, sobillatore dei servi e dei cittadini corruttori? Non è forse vero che ordinerai che questo sia condotto in catene, sia trascinato a morte, sia immolato con un sommo supplizio?
Cosa te lo impedisce? Forse il costume degli antenati? O te lo impediscono le leggi che sono state emanate sul supplizio dei cittadini romani? Ma coloro che hanno defezionato dallo stato non hanno mai mantenuto i diritti dei cittadini in questa città. O temi l'invidia della posterità? Non riporti (restituisci) la particolare gratitudine al popolo romano, che tanto opportunamente ti ha innalzato al sommo potere per tutti i gradi degli onori, se per paura dell'invidia trascuri la salvezza dei tuoi cittadini.
Ti chiedo non è forse vero che, quando l'Italia sarà devastata dalla guerra, le città saranno sconvolte, i tetti bruceranno, pensi che brucerai nell'incendio (nel fuoco) dell'invidia"?
(By Maria D. )
Versione tratta da Cicerone