Epaminonda, ovvero quando è giusto disubbidire - Quae manent 1 pagina 290 numero 31
Propter civium suorum invidiam...
Per l'invidia dei suoi cittadini Epaminonda non era stato a capo delle truppe di Tebe, ed era stato scelta come condottiero una persona inesperta di guerra.
Dopo che a causa dell'errore del condottiero inesperto la moltitudine dei soldati fu condotta in pericolo (fu tratta in pericolo), tutti temevano per la salvezza, dato che erano stati assediati dai nemici nella strettoia dei luoghi. Dunque fu desiderata la diligenza di Epaminonda: ma si trovava lì come cittadino privato, nel gruppo della milizia.
Quando chiesero aiuto ad Epaminonda, non fece alcun cenno all'insulto ricevuto: liberò i soldati dall'assedio e li ricondusse incolumi in patria. Ma soprattutto fu illustre questo fatto. Aveva condotto le truppe nel Peloponneso contro gli Spartani e aveva come collega Pelopida, uomo forte e valoroso. A causa dell'invidia degli avversari, fu tolto il comando a costoro e vi successero altri pretori.
Allora Epaminonda non obbedì al decreto del popolo e conseguì la guerra, che aveva portato su di sé; non superò soltanto gli spartani presso Leuttra ma vendicò anche tutta quanta la Grecia in libertà.
(By Maria D. )
Versione tratta da Cornelio Nepote