Fiere parole di Eumene - Quae manent 2 pagina 300 numero 27
Nondum enim statuerat Antigonus conservaret...
Antigono non aveva infatti ancora stabilito se salvare o no Eumene. Giungevano in verità presso Eumene entrambe le tipologie di uomini, sia quelli che per odio avrebbero voluto raccogliere da quella situazione il risultato (la soddisfazione)
nello sguardo, sia coloro che per l'antica amicizia avrebbero desiderato discorrere e consolare, molti ancora, che desideravano conoscere il suo aspetto, di che natura fosse colui, che avevano temuto tanto e a lungo e così tanto, avrebbero voluto che la speranza della vittoria fosse stata posta nella rovina di costui.
Ma Eumene, essendo più a lungo in catene, disse a Onomarco, in potere del quale c'era la totalità della custodia dell'impero, che si stupiva, per tale motivo si intrattenne così già il terzo giorno: infatti ciò non si addiceva alla prudenza di Antigono, di abusare così di colui che era stato sconfitto, essendogli consentito o di essere ucciso o di diventare un messo. Questi sembrando nel discorrere più feroce di Onomarco, disse: "Dunque? Se eri in tale predisposizione, perché non sei caduto in battaglia piuttosto che giungere in potere del nemico?" Eumene a lui: "Non è accaduto ciò, perché non mi sono mai scontrato con uno più forte: infatti non ho radunato le armi con qualcuno, che non mi abbia distrutto.
Infatti sono caduto non grazie al valore dei nemici, ma alla perfidia degli amici".
(by Maria D.)
Versione tratta da Cornelio Nepote