Il prezzo della ricchezza - Quae manent 2 pagina 317 numero 22
Nulla enim avaritia sine poena est...
Non c'è infatti nessuna avarizia senza pena, anche se la stessa bastasse tra le pene. O quante lacrime, quante fatiche esige!
Quanto misera è per quelle cose che sono desiderate, quanto misera è per le cose che vengono prodotte! Aggiungi le quotidiane sollecitudini, che tormentano ognuno per il modo di avere. Il denaro è posseduto con un maggior tormento di quanto viene agognato. Quanto si dolgono per i danni, che incedono sia grandi che sembrano maggiori. Poi, sempre che la fortuna non sottragga nulla a quelli, qualsiasi cosa che non viene acquistata è un danno.
Forse qualcuno dirà: "Ma gli uomini lo definiscono sia felice che ricco e desiderano conseguire quanto quello possiede". Confesso. dunque che altro? Nessuno ha la condizione rispetto a coloro che hanno sia la miseria che l'invidia. Volesse il cielo che coloro i quali siano sul punto di desiderare la ricchezza deliberassero con i ricchi. Volesse il cielo che coloro i quali stiano per cercar di ottenere gli onori deliberassero con gli ambiziosi e raggiuntili deliberassero il massimo stato della dignità!
Potrebbero in verità mutare i voti. Non c'è infatti nessuno al quale la propria felicità, anche se giunge durante la carriera, renda abbastanza; si lamentano sia delle decisioni sia dei loro successi e preferiscono sempre quelle cose che sono rimaste. Pertanto la filosofia ti garantirà questo: non ti pentirai mai di te stesso.
(by Maria D.)
Versione tratta da Seneca