Nerone e Poppea - Quae manent 2 pagina 419 numero 14
Otho sive amore incautus laudare formam elegantiamque...
Otone sia se incauto in amore lodò la bellezza e l'eleganza della moglie presso il principe, sia se per istigare e, se si fossero impadroniti di questa stessa donna, questo vincolo gli aggiunse anche potenza.
Spesso fu udito mentre si alzava dal banchetto di Cesare: che in verità andava da Poppea, andando dicendo che gli era stata concessa la nobiltà la bellezza, desideri di tutti e gioie dei fortunati. Da questi e tali irritamenti (eccitamenti) non trascorse un lungo indugio, ma, accettato l'avvicinamento, Poppea prima di tutto grazie alle lusinghe e alle arti diveniva forte, simulandosi impari (incapace)
al desiderio e catturata dalla bellezza di Nerone; poi cambiando dall'amore ormai pungente del principe alla superbia - se fosse stata trattenuta oltre l'una e l'altra notte - e andando dicendo di essere sposata e e che non poteva perdere il matrimonio, di essere legata ad Otone per il genere di vita, che nessuno potrebbe eguagliare. Diceva che lui era magnifico nell'animo e nel modo d'essere, che lì si vedeva d'esser degna della somma fortuna: di contro, (diceva) che Nerone vincolato dall'ancella Pelice e dalla consuetudine di Atte, non traeva alcunché dalla comunanza servile se non che era trascurato e sordido.
Otone fu allontanato dalla familiarità assuefatta, poi dal congresso e dal seguito, e alla fine, perché non fosse suo rivale in città, fu messo a capo della provincia della Lusitania.
(By Maria D. )
Versione tratta da Tacito